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Opere





“Non è il soggetto che viene rivelato dal pittore, è il pittore che sulla tela dipinta rivela sé stesso” (Oscar Wilde)


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Mi è stato detto che il mio linguaggio è strettamente personale e che, anche se può sembrare semplice all’apparenza sia per forme che per tratti, racchiude al suo interno una certa poliedricità, sia per gli aspetti ed i contenuti, sia per la variegata tecnica utilizzata.

I miei soggetti preferiti sono marine, paesaggi, fiori, nature morte e figure.

Nella natura, le mie figure trovano spunto per potersi animare, quasi a confondersi con essa, in una spazialità realizzata con l’impiego dei colori, alternando quelli caldi e brillanti con quelli desaturati e freddi.

Cerco di esprimere la dinamicità usando una pennellata forte e decisa, come ne "La lava", nella "Tempesta" e nelle "Marine", dove spessori e volumi conferiscono una forte plasticità agli stessi elementi della natura che sembrano muoversi autonomamente, quasi a voler rivelare la potenza e l’intrinseca forza di cui sono dotati.

Il mare nelle mie tele è un elemento ricorrente: per quanto io abbia paura dell’acqua, dipingere il mare, soprattutto in tempesta, è un modo di esorcizzare la paura stessa e superare, in genere, le mie ansie.

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Sono stata sempre attratta da una visione impressionistica della realtà; tento di andare fuori dagli schemi tradizionali, personalizzando soprattutto la luce dei colori.

E proprio nell’uso dei colori, forse, riesco a tirare fuori tutto il mio coraggio: con un cromatismo deciso, fatto di contrasti evidenti e di colori netti, cerco di esprimere il mio più profondo intimo, i dubbi e le esitazioni, ma anche certezze e giudizi.

Con la luce che ottengo dai colori, cerco di riscaldare, illuminandoli, anche soggetti inanimati ed imprimere in essi un ‘esprit de vie’, lieve nella "Palude" o nelle "Spighe", più forte in altri, fino ad arrivare all’esplosione di gioia nel “Vaso di fiori” o all’esaltazione dei colori della natura (il giallo della terra, il verde delle piante e l’azzurro del cielo) nelle “Colline siciliane” od alla festosa vitalità della mia terra nell' "Etna".


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Nel dipingere figure umane una certa sofferenza si impossessa di me: c’è quasi un continuo dialogare cromatico tra sogno e realtà, tra corpo ed anima. La mia pittura diventa meno plastica, così da esprimere, meglio, l’immaterialità dell’anima, come nel “Giovane uomo” dove il soggetto sembra voler mostrare il bambino che era e l’uomo che diventerà.
Spesso non voglio definire del tutto i tratti, che sembrano così quasi incompleti, mentre i colori sono di forte contrasto, come negli “Innamorati” e nei “Gitani”, o come ne “La Luna”, dove i capelli diventano anch’essi sfondo e nello stesso tempo lo sfondo sembra volersi innestare sul corpo della donna.

Le mie figure femminili sono molto ‘ieratiche’ riempiono la tela in una posa statica, ma nei loro sguardi trapela in tutte un vissuto: i loro occhi ti fanno immaginare un esistenza onirica passata, come ne “Lo sguardo” e nella “Dama con velo”, e chi le guarda può trovarvi soggettive motivazioni, in una miriade di sensazioni diverse, quasi in un esame introspettivo.

Nel dipingere una figura, spesso le parlo, la interrogo e le risposte, poi, le leggo sulla tela.

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I quadri astratti sono nati da una esigenza naturale di cimentarmi in qualcosa di diverso dal mio solito figurativo: avevo una certa curiosità di scoprirmi, di interrogarmi e far affiorare il mio più profondo intimo.
Ho iniziato lasciando andare liberamente la matita sulla tela e poi usando i colori ho dato forma e riempito gli spazi. Le figure si formavano da sole, come nel “Tuareg” dove i colori molto arditi creano il volto del guerriero, o nella “Donna sdraiata” sulla poltrona, dove confluiscono armoniosamente linee dolci e flessuose.

In questo nuovo linguaggio, ho trovato un validissimo aiuto per comunicare la mia interiorità, come nel “Trittico”, dove, sperimentando ardite combinazioni di colori, ho fatto affiorare sentimenti e stati d’animo, un io profondo e complesso, difficile da spiegare, ma di cui si intuisce la vibrante ed intensa natura.
Nella “Fusione” i colori si fondono gli uni con gli altri, dal più chiaro allo scuro, creando una piacevole sensazione di quiete e distensione, e nello stesso tempo un senso di libertà si impossessa di me, quasi a testimoniare che nella pittura non esistono regole e leggi definite.

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Dopo aver finito di dipingere, mi soffermo a guardare la tela poggiata sul cavalletto, come svuotata dalla sofferenza che ho vissuto durante la realizzazione dell’opera, mentre a poco a poco un insieme di emozioni si impossessa di me; spesso non riesco a distinguere se gioia o soddisfazione, serenità o rabbia: so solo che il quadro è ormai qualcosa diverso da me e che anche io sono diversa da prima.
                                                                                   

Aurora Matalone

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