Matalone Aurora


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Le opere








Il mio primo insegnante è stato mio padre che, sin da piccola, mi esortava ad esprimere le mie fantasie ed i miei desideri con l’uso degli acquarelli; poi, in collegio, ho appreso la tecnica dell’olio, frequentando un apposito corso, al quale ero stata iscritta su suggerimento degli insegnanti e con l’entusiastico consenso dei miei genitori. Ho quindi continuato a coltivare, da autodidatta, questa mia passione, che forse è più corretto chiamare esigenza, senza sentirmi “artista” ma solamente l’autrice di lavori, dove dare libero sfogo al mio mondo interiore.

Avevo già dipinto diversi quadri, quando un giorno, un noto pittore ligure, ospite di un mio parente, davanti ad un quadro disse
“Complimenti! Vedo che possedete un …omissis...", e prontamente, il mio parente rispose: “No. E’ invece un ‘Matalone' autentico!”.
E così, spinta da curiosità, ma soprattutto confortata dai tanti che mi esprimevano il loro apprezzamento, o forse il loro affetto, ho voluto conoscere questo pittore, ed in eseguito anche altri. Anche se, col tempo, acquistavo maggiore consapevolezza e sicurezza, non mi sono mai lasciata andare a manierismi, ma soprattutto non ho mai voluto perseguire fini commerciali, né ricercare il successo od acquisire notorietà.

Mi è stato detto che il mio linguaggio è strettamente personale e che, anche se può sembrare semplice all’apparenza sia per forme che per tratti, racchiude al suo interno una certa poliedricità, per aspetti e contenuti e per la variegata tecnica utilizzata.

I miei soggetti preferiti sono marine, paesaggi, fiori, nature morte e figure.

Proprio nella natura, le mie figure trovano spunto per potersi animare, quasi a confondersi con essa, in una spazialità realizzata con l’impiego dei colori, alternando quelli caldi e brillanti con quelli desaturati e freddi.
Come negli
“Innamorati”, nei “Gitani” e ne “La Notte”, dove i capelli diventano anch’essi sfondo e nello stesso tempo lo sfondo sembra volersi innestare sul corpo della donna.






Cerco di esprimere la dinamicità usando una pennellata forte e decisa, come ne “La lava”, nella "Tempesta" e nella “Marina”, dove spessori e volumi conferiscono una forte plasticità agli stessi elementi della natura che sembrano muoversi autonomamente, quasi a voler rivelare la potenza e l’intrinseca forza di cui sono dotati.



Sono stata sempre attratta da una visione impressionistica della realtà; tento di andare fuori dagli schemi tradizionali, personalizzando soprattutto la luce dei colori.
E proprio nell’uso dei colori, forse, riesco a tirare fuori tutto il mio coraggio: con un cromatismo deciso, fatto di contrasti evidenti e di colori netti, cerco di esprimere il mio più profondo intimo, i dubbi e le esitazioni, ma anche certezze e giudizi su ciò che mi circonda, come, per esempio, ne
“Le facce dell’ipocrisia”.






Con la luce che ottengo dai colori, cerco di riscaldare, illuminandoli, anche soggetti inanimati ed imprimere in essi un ‘esprit de vie’, lieve nella "Palude" o nelle "Spighe", più forte in altri soggetti, fino ad arrivare all’esplosione di gioia nel “Vaso di fiori” o all’esaltazione dei colori della natura (il giallo della terra, il verde delle piante e l’azzurro del cielo) nella “Campagna siciliana” od alla festosa vitalità della mia terra nell' "Etna".







Nel dipingere figure umane, una certa sofferenza si impossessa di me: c’è quasi un continuo dialogare cromatico tra sogno e realtà, tra corpo ed anima. La mia pittura diventa meno plastica, così da esprimere, meglio, l’immaterialità dell’anima o i bagliori onirici. Spesso non voglio definire del tutto i tratti, che sembrano così quasi incompleti, mentre i colori sono di forte contrasto.
Come ne
“Il sogno”, dove, uscendo da schemi preordinati e forzando, per la complessità del tema, spazi e prospettive, tutto è luce e movimento, o nel “Giovane uomo” dove il soggetto sembra voler mostrare il bambino che era e l’uomo che diventerà.


Nel dipingere una figura, spesso le parlo, la interrogo e le risposte, poi, le leggo sulla tela.

Aurora Matalone




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